Email in merito all’avviso pubblico del comune sul riuso di biciclette

In data 29 dic 2020, ho inviato una nuova lettera all’apposita email (CittadinanzaAttiva@comune.bologna.it) dopo esser venuto a conoscenza della pubblicazione di un nuovo bando indetto dal comune di Bologna riguardo al riuso di biciclette in stato di abbandono. In suddetto bando il comune intende portare ad una associazione o cooperativa (che preveda nel proprio statuto finalità di inclusione sociale di persone fragili e vulnerabili) alcune biciclette abbandonate e demolire il restante.
Qui sotto la mail (alla quale non ho mai ricevuto risposte).

Salve,

mi chiamo Francesco, residente a Bologna. Ho appena letto il bando “Avviso pubblico per la formulazione di proposte di collaborazione con l’Amministrazione comunale per il riuso di biciclette in stato di abbandono” www.comune.bologna.it/media/files/avviso_proposte_collaborazione_biciclette.pdf

In merito al progetto ravaldone avevo già scritto una mail al settore mobilità del comune di Bologna, ma vedo che non è stata recepita. In suddetta mail dimostravo come centinaia di biciclette recuperabili venivano buttate ogni anno pur essendoci una cooperativa (Open Group) incaricata nel recupero, e di come molte venivano prelevate dalla strada impropriamente. Proposi anche la creazione di un magazzino dove i cittadini potessero accedere per riprendersi i vari componenti o le intere biciclette depositate.
Scusate se insisto, ma per me è inconcepibile vedere ogni anno il comune di Bologna buttare centinaia di biciclette, uno spreco spropositato, facilmente evitabile vista la quantità di persone in città che sarebbero ben felici di riutilizzare i suddetti componenti. Preferire demolirle piuttosto che ridarle alla cittadinanza mi sembra un controsenso per chi dichiara che “intende favorire la mobilità sostenibile e la tutela dell’ambiente”.

Cordiali Saluti,

Francesco

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Come il comune di Bologna butta in discarica centinaia di biciclette ogni anno.

Questa lettera è stata inviata il 07/11/2020 al Settore Mobilità del comune di Bologna per mostrare vari aspetti del progetto “Ravaldone”, attraverso il quale vengono rimosse le biciclette che creano “degrado” perchè non in buone condizioni. Qui i dettagli del progetto.

 

 

Salve,

È da molti mesi che vedo una grandissima quantità di biciclette in giro per il centro di Bologna con l’apposito foglio per la loro rimozione perchè creano “degrado”. Alcune sono effettivamente in pessime condizioni e credo sia un bene rimuoverle per lasciare spazio nelle rastrelliere, ma molte altre che vedo sono in ottime condizioni, e spesso basta una ruota sgonfia o un cestino pieno di immondizia perchè vengano rimosse.

Immagine affissa alle biciclette da rimuovere

Proprio un mese fa davanti a casa mia ho notato 3 bici in ottime condizioni a distanza di pochi metri l’una dall’altra con suddetto foglio (ho le foto[1]) ma basta camminare per una via qualsiasi del centro per imbattersi in situazioni simili.

Dovete sapere che in molti condomini del centro non è possibile tenere biciclette negli atri interni (ammesso che ci siano), e molti non hanno cantine, così le persone sono costrette a lasciare le bici per strada, e quando partono magari per un viaggio (di uno o vari mesi), molte di queste vengono prelevate dal “nostro” servizio “ravaldone”.

Uno dei volontari impegnati alla rimozione mi ha riferito che ad occhio verranno rimosse 500 bici all’anno (ma probabilmente anche di più), che come voi già saprete vengono portate alla ciclofficina “Demetra Social Bike” (gestita dalla cooperativa OpenGroup) in via Capo di Lucca, dove all’ingresso campeggia una bella insegna con la frase “100% recycling“.  Mi dispiace deludervi, ma come uno degli operatori di quella ciclofficina mi ha detto, più della metà di quelle biciclette vengono buttate. E d’altronde come potrebbe una ciclofficina di quelle dimensioni e con

La cooperativa Open Group sponsorizza il suo “recycling 100%”

quel numero di impiegati riparare una tale mole di biciclette o riutilizzarne le parti? Le bici effettivamente rimesse a punto vengono poi rivendute in negozio a prezzo pieno o, se ho capito bene, anche attraverso aste.

Per non parlare poi di tutte le biciclette rimosse perchè stanzianti in zone non consentite e portate al magazzino di via Jacopo di Paolo, dove di nuovo avviene un accumulo incredibile di biciclette dato che i proprietari non sono (giustamente) disposti a pagare le multe per riprenderle, dato che spesso supera il valore della bici stessa. Anche qui un operatore del magazzino mi ha potuto confermare il tutto, ammettendo che questo sistema non ha senso.

Io credo che sarebbe più sensato creare un magazzino dove portare le biciclette del progetto “ravaldone”, in cui qualunque cittadino possa prendere i componenti che gli occorrono per riparare la propria bici o costruirne una gratis. Sì, esattamente GRATIS, sarebbe un gesto rivoluzionario, in netto contrasto con la logica imperante in

questa società del “se non si può vendere, si butta in discarica”. Diventerebbe poi un’occasione di socialità e un punto d’incontro trasversale a ogni distinzione sociale. Uno dei volontari che si occupano del progetto ravaldone a questa mia proposta mi ha risposto “servirebbero soldi per pagare delle persone che gestiscono questo magazzino”. Ora io mi chiedo, si spendono quantità enormi di denaro per progetti mastodontici come quello dello shuttle dalla stazione, ma non siamo in grado di gestire le biciclette abbandonate e risolviamo buttandone al macero centinaia ogni anno? Mi preme sottolineare che

People Mover, lo shuttle dalla stazione all’areoporto, una corsa costa 8,70 €

la mobilità dentro e fuori le mura per molti cittadini è rappresentata esclusivamente dalla bicicletta. Credo Bologna abbia davvero un rapporto speciale con la bicicletta, che ben poche città italiane o europee possono va

ntare. Mi chiedo allora come mai con tutto questo riempirsi la bocca di ambientalismo, sostenibilità, svolta smart, green eccetera non si riesca a organizzare in altra maniera la gestione delle biciclette abbandonate. Che impatto economico può avere un magazzino come quello da me proposto in confronto agli altri progetti sulla mobilità? In un confronto di costi/benefici per i cittadini, quale è il migliore?

 

La bicicletta è un organismo fantastico e ogni sua parte se non danneggiata può essere riutilizzata, un esempio reale di ecologia ed economia orientata al riutilizzo. È il mezzo popolare e libero per eccellenza, svincolato da normative, tasse e burocrazie varie.

resti della Gloriosa Ciclofficina Popolare Ampioraggio, foto presa dal profilo facebook dell’assessore alla cultura Matteo Lepore

Dovete sapere che a Bologna esistono (o meglio dire “esistevano”) ciclofficine autogestite dove le persone potevano accedere gratuitamente e sempre gratuitamente sistemarsi le biciclette con altri pezzi o addirittura costruirsele da zero. Io personalmente ne conoscevo due, una è stata rasa al suolo dal comune stesso e l’altra rischia di chiudere causa covid, dato che l’associazione pur non essendo a scopo di lucro deve pagare un affitto.

Spero allora che ripensare il modo di vivere la bicicletta nella nostra città diventi occasione per ripensare anche il nostro modo di vivere.

Cordiali saluti,

Francesco e Valentino

 

 

 

[1] le tre biciclette davanti a casa

 

 

 

In data 15/12/2020 riceviamo risposta dal comune:

 

Gentile signor, con riferimento alla Sua segnalazione informo che la rimozione delle biciclette in stato di abbandono è stata finora gestita dallo scrivente Settore sulla base di una convenzione di inserimento lavorativo di persone svantaggiate, in essere con la cooperativa sociale Open Group (titolare del marchio Demetra Social Bike da Lei citato), che scadrà il prossimo 31 dicembre. Sulla base di tale convenzione le bici, o le parti di bici, rimosse diventano di proprietà di Open Group che le utilizza per le proprie finalità sociali: per la quota per cui ciò risulta possibile esse vengono cioè riparate e vendute sul mercato dell’usato, mentre la quota che la cooperativa non è in grado di recuperare la avvia allo smaltimento secondo le modalità previste per i vari materiali presenti nelle biciclette. Dal 1° gennaio 2021 la rimozione delle biciclette in stato di abbandono passerà sotto la gestione della Polizia Locale, che le gestirà secondo le modalità che riterrà più opportune e alla quale inoltriamo fin d’ora la Sua segnalazione in quanto potenzialmente utile al futuro svolgimento del servizio.

 

Nel ringraziare per l‘attenzione, saluto cordialmente,
ing. xxxxxxx xxxxxxx

 

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